Ottobre 2025
Lettura di un'opera pittorica eclesiastica di Roberto CAU,
fatta con sapiente analisi dall Prof. GIOVANNI CARAFA
UN INATTESO ALTRO... "SAN MATTEO"
Dal pozzo senza fondo di Roberto Cau, quasi come dal cilindro di un prestigiatore, ecco emergere un'altra delle sue (non la "colomba", eh!).
Mi aveva assicurato che solamente due erano state le sue produzioni pittoriche di carattere figurativo, tanto perché lui si ritiene esclusivamente un paesaggista.
Beh, ora inaspettatamente mi partecipa, giurando di essere l'ultima di quella genia, una pittura, sempre a tema religioso, un "San Matteo apostolo", allocato nella chiesa parrocchiale "Nostra Signora di Monserrato", a Marrubio (Or), suo paese natio.
Il dipinto fu commissionato nel lontano 1984 da due pie donne. Ha dimensioni 73 x 103 cm; la tecnica è quella della pittura a temperatura verniciata.
Allora, c'è da credere che veramente sia finita cosi questa sua produzione? Crediamogli...
*Il* *dipinto*
"Il santo emerge prepotentemente in primo piano, collocato com'è nel fuoco del campo visivo. È in ginocchio, col capo proteso; guarda d'orgoglio l'orizzonte che, per il tramite di rasenti quinte arbustive di un indomito paesaggio, si distanzia dal rovente ciglio roccioso su cui l'ancòra umana figura è accolta.
Non ci sono simboli identificativi che possano condurre al "pubblicano" passato (la borsa, la bilancia...) o all'alata fonte Suprema, e nemmeno al martirio (spada, ascia, o cosa?).
Dunque potrebbe essere un qualunque eremitico (?) spirito barbuto che saldamente impugna la verga crociata e volge lì, verso il similare prospettico, in lontanza, sull'informe ocra dorata quasi ancora traguardo incompiuto.
È proprio quella corrispondenza segnico-cruciforme che nell'aereo impalpabile cobalto di sfondo connota ogni risvolto tematico.
L'abbigliamento, nel suo restituito a campiture nette, contrastanti, nel binomio azzurro/arancio, è il vero elemento forte che obbliga il riguardante a considerare il personaggio.
Solamente alcune schiarite cromatiche insistono a valore tonale delle vesti che rese "alla prima" quasi sono a gareggiare, nel ductus, col ricco articolato di gusto del tronco arboreo di prossimità.
L'intenso e rovente chiarore che dal piano roccioso di accoglienza si prosegue nell'arcuato ligneo arboreo funge quasi da fonte preliminare del riflettente Spirito.
L'appena intravisto di fronda, col suo cupo tono complementare (verde vescica), è a contenere lo guardo che diversamente tenderebbe a sfuggire, perdersi inconcludentemente oltre il limite del campo.
Saranno i richiami tonali e cromatici del secondo e terzo piano di profondità di quel paesaggio arbustivo sottostante a suggellare il definitivo permanere della fruizione attorno alla santità (il Matteo)".
Prof. Giovanni Carafa
				
				        
	
29 Ottobre 2025

