TRA IL DIVENIRE E L’ESSERE
Tutto è stato deciso, il senso e il luogo, il tentativo e il
segno, solo il gesto inconsapevole, quand’anche
fosse un leggero svolazzare fanciullo, può essere compreso e
liberato, se non altera il senso profondo
dell’esistere.
Ogni attimo del vissuto è già stato, ripercorsa ogni strada,
senza mai fermate improvvise o indesiderate,
il calcolo è preciso e determinato a non lasciare nulla
d’intentato, niente al caso, al caos esistenziale che
potrebbe snaturare la natura stessa dell’individuo macchina,
l’automa che nella vita crede di essere
protagonista ed è solo un granello di un ingranaggio, un
algoritmo della nuova scienza robotica.
Una lenta monotona rincorsa / con frammenti di banalità / -
ricreazioni, svaghi, ilarità - / attimi di
spensierata libertà / prima dell’ultimo respiro/ estremo sogno.
/
E’ solo il fato, il destino, un Io universale che si scompone in
tanti pezzi di sé nel mondo, a deciderne la
sorte e il cammino, le imprese e le sconfitte, la vita e la
morte, inframmezzata, appunto, tra il divenire e
l’essere, nascita e morte, da frammenti di banalità, la
quotidiana lenta e penosa strada che conduce
all’annientamento dell’essere materiale e alla purificazione
carnale. Il resto delle umane cose, lo decide il
Sistema creato dall’Uomo e che poi diventa il suo aguzzino.
Artista o assassino, il filo sottile che unisce le distanze è
così impercettibilmente inconsistente che la
scelta è sempre occasionale, ma precisa e determinata, oltre che
determinante per le ragioni di una
esistenza. Disperata o felice, incontro al martirio o alla
gloria, sempre una nuvola che copre ogni
tentativo diverso, una goccia di invisibile pioggia modifica
ogni segno minimo lasciato da chi non vuole
accettare il già tutto deciso.
Tutto per l’artista è stato deciso. La perenne lotta contro il
destino, finanche contro sé stessi, per
modificare anche solo una ruga d’espressione, squarciare quel
velo trasparente che avvolge ognuno di
noi, e decidere, nell’anarchia del pensiero, ciò che fare della
vita, quel breve spazio di tempo che ci resta
da capire, e decidere come vivere e quando morire. Anche solo di
noia e di tedio, di grandi gesti o di
semplici banali circostanze, come lavarsi una volta la faccia
specchiandoci nel nostro sguardo senza
averne paura.
E poter scegliere, in una estenuante lotta crudele e
autolesionistica, anche solo un frammento di noi e
poter dire al mondo che si è vissuto. Consapevoli del proprio
esistere.
Che si è vissuto con uno scopo, un significato, plasmando o
modificando gli eventi possibili, quelli lasciati
dal Fato, quei pochi che ci fanno credere nel libero arbitrio, i
soli che l’Essere può, se vuole, determinare
nel recinto della schiavitù decisa e subita.
Ed allora, combattendo per scegliere nella sfera di ciò che ci è
permesso, creare una vita come meglio si
desidera.
Ecco che allora l’Arte soccorre l’animo instabile e
insoddisfatto, lenisce i rimorsi di un’altra vita, asciuga le
piaghe dei giorni insulsi, prepara alla solitudine dell’essere
nella libertà assoluta del pensiero.
La scelta dell’Arte in sé, senza palcoscenici, senza clamori e
ribalte, dell’Arte pura, assoluta, senza
contaminazioni, senza mode e compromessi, l’Arte nascosta,
racchiusa in uno scrigno segreto da
tramandare ai posteri, gli unici che potranno comprendere, senza
falsità, invidie, mode, interessi,
l’essenza del cammino tortuoso e difficile di un artista
assolutamente libero, anarchico e padrone di sé
nel mondo. Dopo aver rotto le catene del Potere con il semplice
Pensiero e l’Intelletto, sulle ali del sogno
a navigare i cieli dell’Assoluto vivere l’Eternità, che è solo
l’attimo che stiamo vivendo.