Salvatore Garau

Pittore

E' una Mostra insolita quella di Salvatore Garau. Una personale sintesi espressiva su ulteriori percorsi pittorici e fotografici, caratterizzata anche dalle singole personalità degli artisti di Oristano che si sono prestati a questo gioco Artistico - Culturale.
Una raccolta di undici Opere percorse dal suo fiume pittorico, per aprirci nuovi aspetti "emozionali". Un non facile confronto etico-pittorico con nuovi e particolari aspetti culturali, per il futuro della Città di Oristano.

ROBERTO CAU

Entrare in punta di piedi, alcune volte, è stato l'unico modo per accostarmi alle opere degli artisti invitati. Ho dovuto parlare sottovoce per farmi accettare e "combinare questi matrimoni". Mi sono ritrovato a bere il caffè nel salotto di ciascuno. Ho messo in atto questi preliminari perché potessi agire nel dovuto rispettomma con disinvoltura. Il rispetto eccessivo avrebbe rischiato di irrigidire il mio intervento, troppa disinvoltura di invadere con arroganza la superficie dell'opera. Ho voluto comunque decontestualizzare il mio e il lavoro del "partner", indispensabile operazione mentale per avere piena libertà di azione. Ciò che più mi interessava era soprattutto gioire e stupirmi io stesso della "diversa" immagine che nasceva. Durante il mio lavoro ho sempre tenuto presente la personalità dell'autore piuttosto chel'opera su cui agivo. Ho ricordato le prime tele di ANTONIO CORRIGA, quando, trent'a anni fa, ammiravo certi rossi che ho bene in mente. Ecco perché la "Giovinetta in rosso" è avvolta completamente da un rosso passionale che si fa paesaggio e profondità.Di ANTONIO AMORE avevo accanto a me la sua vita d'artista complesso, dissacrante, di artista "contro". In questo caso è bastato immergere nell'acqua resina la crudele ironia della sua pecora. Ho tenuto a bagno, lavato le spalle e le tette a una pecora-amore che tanto mi sono fatta amica già dall'adolescenza all'Istituto d'Arte. Certe volte sono entrato nel quadro con forza, ma solo perché la pittura delicata e "tradizionale" mi chiedeva di evadere per un attimo quella tranquillità. E' stato il caso di ROBERTO CAU, dove il "treno giapponese" entra irruento nel portico italiano del suo trittico, seminando fuga e velocità. Con l'opera di LIDIA MURGIA del 91 è stato complesso intervenire. Una rete oleosa che ricopriva la superfice rendeva la tavola inespugnabile; il colore non voleva aderire e asciugare. E' stato necessario un intervento delicato, minimale, direi candido. Hodovuto distrarre l'opera e agire facendo finta di niente. La "Battaglia" di GIORGIO FARRIS mi urlava di enfatizzare, se possibile ancora di più, lo scontro. Credo che le sculture argentate dalla grafite, conficcate in mezzo al frastuono e alla violenza, siano riuscite in questo intento. A metà del mio lavoro ho pensato per un attimo di lasciar perdere, ricordandomi di non essere a Milano o a Berlino, bensì a Oristano, e di quanto lavoro in seguito ci sarebbe voluto per spiegare i miei interventi; matrimoni momentanei che non richiedono nessun contratto a vita, ma solo provare a conoscersi e stimarsi almeno per un giorno. E' stata la fiducia che mi hanno concesso gli stessi artisti a farmi concludere il lavoro, e la curiosità che ho avvertito in loro di vedere la propria tela da un nuovo punto di vista. Il grande quadrato quasi monocromo di MARCO PILI ha ricevuto la prospettiva tipica del mio lavoro; le strutture geometriche si sono fatte vasche in un paesaggio dove aleggia un giallo da eclisse africana. Con la Tavola di MAURO FERRERI, tanto amante della sua "Sartiglia", sono intervenuto ricordando la figura del cavallo che ha dominato i miei esordi. E' un cavallo verde, questa volta, che, immerso nel carminio, arriva forse da un'altra dimensione. Così i cavalli di ALLESSIO FADDA che ricevono un bacio in corsa da due cavallini di un rosso pompeiano, quasi un affresco sulla tela. SALVATORE CORONA mi ha consegnato una foto in bianco e nero dedicata al mio lavoro, soprattutto alla mia passione per il nero. Il titolo "Inaugurazione del Nuovo Teatro Civico di Oristano", vuole essere una stimolante provocazione. Le bande in nero vellutato che ho dipinto, arricchiscono il desiderio del teatro inesistente, immaginandovi già una grande rappresentazione del "Faust". GIANTORE CARTA con un tema biblico mi ha dato non pochi problemi. Il quadro, capovolto, è diventato una "Fontana rossa". L'acqua che fuoriesce dalle bocche femminili evoca la vita, il rosso, il sangue della tragedia che Carta sviluppa nel suo componimento. Anche la tela di BOB è stata capovolta, mi è sembrato che i suoi asinelli così divertenti, assumessero un ghigno ancora più beffardo e goliardico. La loro pipì va verso il cielo ad alimentare le nuvole già cariche di pioggia. "Matrimoni Misti" è come una goccia di quest'acqua caduta su un filo elettrico scoperto; ha creato un corto circuito, energia che si è mossa. E' una mostra, questa, che chiede di reinventarsi, di ricominciare, dare e ricevere fiducia, chiede tolleranza e una visione dell'Arte come gioco ironico e disincantato.

SALVATORE GARAU